Parafrasando Steve Jobs mi
permetto di dire: “Siate furiosi, siate folli”.
E
in effetti soltanto un’archeologa e uno storico dell’arte quali siamo mia
moglie ed io potevano essere tanto “folli” e “furiosi” da mettere in piedi un
qualcosa che molti hanno definito “assurda”, “fallimentare” e “tanto non verrà
nessuno”. Bene, proprio perché le possibilità di riuscita sono scarse e la
perdita è quasi certa, noi invece la faremo.
Per
vanità? Certamente, anche questa, diffidate da chi non ammette di essere
vanitoso, da quelli che dicono di aver soppresso il proprio ego, ma non
soltanto per questa.
Alcune cose vanno fatte perché è “giusto” farle, per
affermare i Princìpi di Bellezza e di Verità, per cercare di far sì che la tenebra,
l’ignoranza e la presunzione non prevalgano.
Folli
e “infuriati” contro il morire del giorno per ricordare una poesia di Dylan
Thomas.
Per
questo, con estrema temerarietà, da gennaio prossimo, per cinque volte, per
cinque lune, parleremo d’Arte, ma non soltanto, in un modo nuovo,
controcorrente, straniante.
Parleremo
d’Arte e di Artisti, insoliti, tumultuosi, a volte violenti, attaccabrighe,
picareschi e avventurieri, ma grandissimi e magnifici, che hanno lasciato
traccia imperitura del loro passaggio a Roma oltreché nel mondo.
Ne
parleremo per ricordare la grandezza e lo splendore dell’Arte e della Cultura,
attraverso anche la letteratura e la musica dell’Urbe e dell’Europa.
Quell’Europa dei castelli e delle fortezze, dei palazzi, delle città turrite,
delle basiliche e delle cattedrali. Parleremo dell’Arte che attraverso questi
Artisti e le loro vite corrusche e sanguinose ha unito Compostela ai Carpazi,
Armagh a Monreale concentrandosi nella Città Eterna.
Vogliamo
che parlare d’Arte, delle Arti, non sia la noiosa flatulenza verbale e verbosa
del solito ignorantucolo che ne tratta senza averne competenza se non aver
letto due libri scolastici, confondendola con il catechismo di una parrocchia
di campagna, né con la supponente saccenza dell’analisi materialista.
Saremo
folli, saremo furiosi, parlando e facendo assaggiare e bere ciò che mangiavano
i Cosmati o Salvator Rosa; folli e furiosi ascoltando i musicisti
professionisti che ci accompagneranno con pavane e danze nelle sale dei Borgia
e nelle osterie con Caravaggio; folli e furiosi ascoltando la voce di Benvenuto
Cellini e dei suoi dèmoni.
Perché
l’Arte è Vita, non una noiosa cattedra dalla quale fare sfoggio della propria
erudizione, né una seduta di terapia di gruppo.
Sì,
saremo folli e furiosi, a “Roma inquieta – Artisti, Avventure e Misteri nella
Roma dal Medioevo al Barocco” e se qualcuno tra voi vorrà osare di esserlo
altrettanto non avrà che da varcare quella soglia…
Nessun commento:
Posta un commento