BALLATA PER BRAGHETTONI DI RITORNO
di
Dalmazio Frau
C’è uno straordinario dipinto di Tiziano che s’intitola L’Amor
Sacro e l’Amor Profano proprio come quello
di Bocca di Rosa in una canzone
di Fabrizio De Andrè. Il quadro è custodito alla Galleria Borghese di Roma ed è
stato realizzato nel 1515 quando il nostro paese era governato da dotti e
lungimiranti menti ed evidentemente deve essere ignoto a tutti i nuovi
moralisti e “neobraghettoni” di sinistra, visto che non sanno certo cosa
simboleggino le due figure femminili in esso presenti. Forse non sanno che è
l’Amor sacro quello rappresentato dalla donna nuda - contrariamente a quanto farebbe ritenere un più
superficiale pensiero – mentre quello Profano, l’amore carnale, quello dei
sensi, è proprio la donna abbigliata in sontuosi vestiti rinascimentali.
Sono
ben note le critiche dei benpensanti progressisti che accusano da sempre Santa
Romana Chiesa d’oscurantismo e mancanza di libertà verso il prossimo,
soprattutto facendo riferimento proprio a quello strano fenomeno che fu
l’ordine dato a Daniele da Volterra e ai suoi aiuti, di vestire gli ignudi
dell’affresco di Michelangelo nella Sistina. In effetti va detto che non fu
certo uno dei migliori esempi di sapienza che la Chiesa controriformista abbia
dato, finendo così per rendersi triste specchio proprio della più vieta visione
luterana. Tuttavia fu un caso abbastanza isolato, perché l’ipocrita pudicizia
non si affermò mai nell’arte dell’Europa occidentale. Profana o religiosa. La
carne per il cristiano e per l’artista cristiano, restò sempre il veicolo dello
spirito e dunque non vi è né peccato né malizia in un corpo nudo, cosa che
invece deve aver particolarmente colpito la Terza Carica dello Stato italiano,
quando, parrebbe, ella avesse scoperto l’esistenza di un dipinto – opera di un
anonimo pittore del Seicento e
dunque proprio a pochi decenni dal Concilio di Trento, dagli interventi di un
Sisto V, di un Cardinal Borromeo e tanti altri – raffigurante tre donne nude.
Sembrerebbe che il presidente Laura Boldrini abbia dato ordine di rimozione
dello stesso quadro dal luogo ove esso era rimasto – incosapevole di generare
tanto scandalo – e trasferirlo in un posto più appartato sempre della Camera.
Intollerabile allo sguardo evidentemente, sono quelle tre donne svestite che
rappresentano – così come le Grazie o le Parche, le Graie o le Norne un tempo
in altre culture – i tre aspetti della Chiesa Cattolica della quali infatti
reggono i simboli. Forse però è proprio il itolo di Chiesa Militante e non soltanto le procaci forme muliebri ad aver
fatto scatenare la sindrome del
braghettone che, evidentemente, da sempre sonnecchia nella sua animosità
bigotta nell’animo di una certa Sinistra che concepisce la libertà per chi la
pensa come lei e mai diversamente. La rimozione dunque, qualsiasi sia la sua
motivazione, effettuata di un tale dipinto mostra ancora una volta l’ostinata
volontà di persecuzione nei confronti di tutti quei simboli, le immagini, di
tutte quelle manifestazioni della Bellezza che hanno resto unica e irripetibile
l’Italia. Forse cela anche una rancorosa consapevolezza dell’essere – a
differenza adelle opere d’arte dei sommi che le crearono – destinati ad un
oblio che di sé non lascera traccia, neppure la peggiore.
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