È antica usanza a Natale
raccontare belle storie, un tempo intorno al fuoco d’un camino, oggi magari
capita più tra amici riuniti per le festività; perciò vorrei ricordarne una
legata alla notte nella quale nacque Nostro Signore e ricordata in alcuni
dipinti del XVI secolo.
Un’apocrifa
tradizione evangelica narra di come il gatto che oggi conosciamo come
“europeo”, in realtà provenga dal Medio Oriente e il disegno a forma di “M” che
presenta sulla propria fronte, sia dovuto alla custodia che egli fece del
Figlio di Dio appena nato e che sia dunque un sigillo impostogli in dono dalla
Vergine Maria. Sappiamo che Leonardo da Vinci avrebbe voluto dipingere una Madonna
con Bambino e gatto - della quale ci restano soltanto gli
schizzi preparatori custoditi al gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli
Uffizi - dove certamente le allusioni ed i significati simbolici ed ermetici
sarebbero stati, per noi postmoderni, tutti da comprendere appieno.
L’apocrifo
misterioso dunque racconta di come una gatta abbia partorito nella stalla nel
medesimo momento della nascita di Gesù e che i suoi discendenti a quattro zampe
e dalle lunghe code, abbiano sempre – da allora in poi - accompagnato Cristo
sino alla vigilia della sua passione e dopo la sua resurrezione, creando di
fatto nel regno animale, una stirpe regale di gatti che fa parallelo riscontro
alla discendenza di Davide incarnatasi in Gesù Nazareno.
Uno
dei più pregevoli esempi che l’arte riporti di questa leggenda è il dipinto di
Giulio Romano noto come La Madonna
della gatta copia del quale si può
ammirare oggi presso la Chiesa dell’Aracoeli a Roma. Nel quadro del 1500 il
manierista Giulio Romano ha dipinto il micio volutamente lontano da ogni allegoria negativa a
significare forse la sua appartenenza a quel Mondo di Mezzo, a quel Regno
Intermedio, dove mai è ben definito dove terminino gli Inferi e comincino i
Cieli.
Quello che certamente possiamo affermare è che il gatto
sia l’animale “simbolo” dell’arte rinascimentale che lo riabilita e rivaluta
nella sua immagine di animale domestico e di compagnia, sino a diventare, in
qualità di straordinario cacciatore, simbolo del Cristo Redentore stesso, che
prende e trae verso di se, le anime degli uomini.
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