L’Heroic Fantasy
è una cosa seria. Il Sword and Sorcery è una cosa seria. Non è letteratura di “serie b”, né la robaccia per
adolescenti brufolosi e ragazzine in cerca di identità sessuale alla quale ci
hanno abituato negli ultimi venti anni, dopo l’esplosione nostrana di “mondi
emersi”, “Harry Potter” e Troni di spade.
Il
genere Fantasy e particolarmente il S&S ha radici nobili e popolari nel medesimo tempo,
derivando in parte da quello che scrisse un po’ d’anni or sono un tal Ludovico
Ariosto e in Inghilterra il signor Edmund Spenser. Poi, finalmente, come al
solito arrivarono quei pazzoidi dei Preraffaelliti e con loro William Morris al
quale si attribuisce la definitiva nascita del genere. Il resto dovreste
conoscerlo… spero.
Amo
il Fantasy e soprattutto il Sword
and Sorcery, quello buono, ben
scritto, quello che non si fa quasi più. Lo amo perché è un “trucco” di
altissimo livello per introdurre l’uomo contemporaneo a tematiche che la nostra
società evoluta, moderna, democratica e laica ha volutamente dimenticato.
Questo genere di letteratura, apparentemente leggero, disimpegnato, “per
ragazzi”, è così uno dei pochi metodi che abbiamo oggi per poter parlare di
cose serie, molto serie, sotto “al velame de li versi strani” come diceva
quell’altro fiorentino.
Non è disimpegno, al contrario. Purtroppo l’attuale
cinematografia non aiuta se non a bearci la vista con effetti speciali sempre
più straordinari, ma con film sempre più privi di anima. Questa è l’attuale
offerta, che nelle librerie fa sì che il Fantasy non abbia più la valenza “psicotropa” che aveva originariamente.
Troppi elfi, cloni triti e ripetitivi di quelli tolkieniani già edulcorati e
distanti dalla realtà del Regno di Faerie, troppi vampiri dalla dubbia
sessualità, troppe eroine in perenne sindrome premestruale. Insomma troppa
robaccia!
Tuttavia il Fantasy
ha ancora molto da insegnare, purchè si sappia andare oltre magari leggendo o
ri-leggendo Eric R. Eddison, Fritz Leiber, Robert E. Howard e altri, perché il Fantasy è come un labirinto in una cattedrale. A chi lo sa
percorrere indica la via che conduce in un Centro meraviglioso dove si
spalancano gli universi e si amplia la Conoscenza, perché e purché, a quel
punto si abbia il coraggio di compiere quel salto che è “il folle volo”.
Fermarsi
a ciò che narra semplicemente l’autore sulle avventure di Conan o di Elric di
Melnibonè è del tutto inutile, è qualcosa che chiunque è capace di fare,
soprattutto adesso dove il cinema e i DVD sopperiscono ampliamente al fascino
della lettura e rendono tutti più pigri fornendo prodotti precotti,
preconfezionati e predigeriti.
Tutti
hanno visto Il Signore degli Anelli
certo, ma quanti hanno veramente letto e compreso il libro? Non credo siano poi
miriadi. Ancora meno saranno tutti coloro che hanno avuto il Cuore, il
Coraggio, di procedere oltre, superando i romanzi. Anni addietro tutti corsero
al cinema per il Conan di Milius,
eccellente film, che però, purtroppo, non è il vero Conan scolpito da Robert
Howard. Quanti poi sono passati a cercarlo sulla carta? Ben pochi, credetemi.
Insomma,
il Fantasy è un vascello che
scivola leggero, rapido e silenzioso tra le nebbie di questo nostro mondo,
offrendo ad alcuni di noi, che hanno “occhi per vedere”, la possibilità di
salirvi sopra per poi scendere sulla riva di nuove terre dove il Simbolo
diviene Realtà.
La
ricerca forsennata dell’effetto stupefacente, ha definitivamente sostituito
quel “senso del meraviglioso” che apparteneva all’animo umano dai tempi degli
Argonauti e di Gilgamesh; ha fatto dimenticare che è “la Cerca” ciò che conta,
sia essa del Graal, dell’Arca Perduta, della Spada Incantata o della
Principessa Prigioniera perché viviamo in un mondo fasullo di abili inganni che
vogliono distrarci, facendoci credere di essere altro invece di cercare di
divenire ciò che dovremmo. Ecco la trappola del “Fantasy per tutti”, un’astuzia
subdola e democratica che illude troppi a ritenersi cavalieri rivestiti
dall’armatura splendente, senza macchia e senza paura, ma poi miserabili
nell’animo e nell’agire, oltreché nel pensare. È l’autoillusione di un
autoinganno nel quale alcuni si compiacciono. Ed è anche la sterile
chiacchiera, il cicaleccio autoreferenziale di coloro che sviscerando il genere
ne ricavano simboli, archetipi e concordanze ma delle quali poi sanno fare
soltanto bell’uso nella loro erudizione in conferenze e simposi e non nella
vita.
Ormai leggo pochissimo Fantasy, da molti anni, qualche rara volta rileggo i romanzi
che mi hanno indicato un piccolo sentiero che conduceva ad una impervia via e
ad essi sono grato sperando che tutti questi libri, dalle pagine consunte,
invecchiate, dalle copertine sognanti e coloratissime oggi introvabili, un
giorno, forse, possano servire a qualcuno che veramente libero nel cuore possa
cercare quella stessa strada che si snoda tra i mondi.
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